Altrettanto importanti sono le cupole nubiane dell’architetto Fabrizio Carola che, pur essendo molto diverse dalle architetture di Bini, rappresentano un connubio emblematico di ricerca scientifica – dato il perfezionamento del sistema costruttivo “a compasso” – praticità – che vengono costruite in contesti poveri e difficili– ed eleganza. Tra le architetture di Carola si ricordano l’ospedale di Kaedì, in Mauritania, del 1984 o il mercato delle erbe di Bamako.
Nella sperimentazione a livello internazionale sulle cupole geodetiche, è stato massimo esponente Richard Buckminster Fuller – con la cupola espositiva degli Stati Uniti all’Expo del 1967 – anche se l’antecedente storico che si può considerare più vicino a PanteHome per estetica e ideali è quello delle dodici case a igloo dell’ingegnere Mario Cavallè, costruite nel 1946 a Milano. Queste rappresentano un modello abitativo di edilizia popolare sperimentale e audace, di forte interesse non solo per il loro aspetto peculiare, ma anche per il loro scopo: le case a igloo sono la risposta rapida ai bisogni delle famiglie che hanno perso le proprie abitazioni durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Le abitazioni di Cavallè presentano dimensioni modeste – circa 50 mq – e consistono in cupole realizzate con mattoni forati disposti a losanghe convergenti.
Il sito viene opportunamente sistemato: viene disposto il massetto livellato e vengono realizzati i sottoservizi necessari (impianto idrico, impianto fognario, cablaggio elettrico).
Successivamente il camion rimorchio con gru arriva sul sito di costruzione insieme ai blocchi costituenti la cupola e gli altri elementi necessari alla costruzione (i cordoli circolari in calcestruzzo, il core centrale, le travi per la realizzazione della pergola e delle sedute esterne, il pavimento galleggiante, i pannelli fotovoltaici). Dopo che il materiale è stato scaricato, viene assemblato il cordolo perimetrale in calcestruzzo, costituito da dodici pezzi e successivamente, viene disposto al centro dell’area circolare dell’unità abitativa il core metallico, contenente la cucina, i letti ribaltabili e i servizi igienici.
Una volta che il core è stato perfettamente posizionato, viene sollevato il pistone superiore: esso serve per garantire un appoggio alla parte sommitale degli spicchi e a favorirne il corretto posizionamento. I dodici blocchi, quindi, vengono disposti per mezzo di una gru nella loro esatta sequenza, determinata dalla loro specializzazione (presenza e tipologia di aperture).
Completata questa operazione, il pistone può essere abbassato: gli spicchi della cupola, che non sono più sostenuti dall’appoggio centrale, entrano in compressione e la struttura diventa autoportante. Successivamente i dodici pezzi vengono collegati tramite connettori metallici e poi vengono montate le travi radiali metalliche, insieme al sistema di sedute esterne.
A questo punto può essere montata la pergola, sostenuta dalle travi radiali, e su di essa vengono disposti i pannelli fotovoltaici, i quali devono essere orientati in maniera ottimale. Il completamento della parte esterna viene effettuato attraverso il posizionamento dell’anello zenitale in corrispondenza dell’oculo insieme alla chiusura in vetro e attraverso la realizzazione delle finiture: si sigillano i giunti e l’estradosso viene verniciato con pittura aerogel. Successivamente viene effettuato il collegamento dei vari impianti, sia interni che esterni, vengono montati i vari infissi (oblò e porta di ingresso) e, infine, il core centrale viene aperto per permetterne l’utilizzo e la fruizione di servizi e spazi funzionali da parte degli inquilini.