di Giuseppe Di Miceli* e Dario Matranga**
Palermo universitaria ha bisogno di riprendere e rilanciare il rapporto con la Città e tutte le altre istituzioni del territorio.
Il capoluogo dell’Isola, con Accademia di Belle Arti, Conservatorio di Musica e Università pubbliche (sia statali che non statali), è certamente una città che ha una vocazione universitaria, registrando anche il più alto numero di studenti fuorisede tra le università siciliane, ma sembra vivere questa circostanza nello stesso modo in cui vive il suo mare: c’è ma non si vede (argomento anche questo che riteniamo vada approfondito).
La presenza degli studenti rappresenta una risorsa importante che può contribuire all’economia e alla crescita del territorio. C’è la necessità di lavorare per rafforzare il complesso di opportunità da potere offrire agli studenti universitari che facciano la scelta formativa coincidente con la città di Palermo, nell’auspicio che possano essere messe in campo una serie di iniziative che ne aumentino il gradimento da parte dei giovani studenti universitari siciliani e non, aprendo a una vera internazionalizzazione rivolta anche agli italiani all’estero che vogliano tornare e riscoprire la terra di origine direttamente o attraverso i propri figli.
Intanto, le istituzioni dovrebbero iniziare a dialogare maggiormente, in modo stabile, coinvolgendo tutti gli stakeholder (Regione, Comune, municipalizzate, università, Afam, soggetti privati di riferimento, associazioni studentesche, etc.). L’obiettivo dovrebbe essere anche di costruire una rete di servizi, benefici e facilitazioni in favore degli studenti universitari che studiano a Palermo, rafforzando la capacità della città in questa direzione e rendendo, al contempo, anche più appetibile le stesse istituzioni di livello universitario e afam.
Una buona pratica del dialogo tra istituzioni lo abbiamo avuto a fine anni ’90, quando l’allora Opera Universitaria (oggi ERSU), insieme al Comune di Palermo, l’Istituto autonomo case popolari e l’Università degli studi di Palermo, siglarono una convenzione che condusse a un programma per la residenzialità universitaria. L’intervento portò alla ristrutturazione di quattro immobili, con circa 200 posti letto (tutti nel centro storico), contribuendo anche alla rinascita del tessuto urbano con la presenza di centinaia di studenti fuorisede italiani e stranieri.
E oggi si ripropone un’altra grande opportunità sempre nel cuore del centro storico: riqualificare Palazzo Marchese, nel suo insieme, per farlo diventare una residenza universitaria all’avanguardia, una casa dello studente smart e digitale, con emissioni zero ed energeticamente sostenibile.
Per il futuro – a partire dalla programmazione congiunta di una residenzialità universitaria che consenta l’utilizzo in modo esclusivo degli immobili, rendendo l’intervento anche importante in termini di rivitalizzazione del tessuto del centro storico – ci sarebbe la necessità di creare un rapporto organico tra tutti i soggetti che hanno o che possono avere un ruolo in tal senso.
Ma la città dovrebbe anche fare di più per accogliere i giovani universitari fuorisede e potrebbe fare anche qualcosa in più per i propri giovani già residenti: dalle agevolazioni fiscali ai servizi e benefici, creando anche centri di aggregazione, punti d’incontro, di studio e lavoro diffusi sul territorio (nei parchi nelle biblioteche, nei musei, etc.) per chi ha lo status di studente, cosicchè la città possa assumere sempre più l’aspetto di città universitaria che abbraccia e accoglie tutti i giovani che decidono di restare a studiare o venire a studiare a Palermo.
Accanto a ciò sarebbe anche auspicabile creare una solida e permanente rete di relazioni di livello internazionale a partire dai paesi del bacino mediterraneo che non possono non evidenziare la centralità geografica della Sicilia che deve avere la capacità di assumere un ruolo – oggi inesistente – nel contesto geopolitico di riferimento.
Inoltre, l’internazionalizzazione potrebbe essere pensata – così come già detto – verso gli oriundi italiani che hanno voglia di riscoprire le proprie radici, la propria cultura e, in particolare, la Lingua: con la possibilità di venirsi a specializzare presso istituzioni universitarie riconosciute a livello internazionale. Tutto ciò sarà possibile solo attraverso la volontà degli “uomini” che andranno a far parte delle nuove governance – universitarie e delle istituzioni di governo locale – che verranno rinnovate a breve e a medio termine.
*presidente Ersu Palermo
** direttore responsabile IoStudio