Giornate intense per i 115 giovani venuti da ogni parte del mondo per partecipare al Seminario promosso dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) e sostenuto anche dall’ERSU. Tutti i delegati hanno avuto modo di essere presenti ai lavori tecnici, testimoniando le loro origini e creando già dei documenti e delle modalità fattive per realizzare una rete concreta tra loro. I partecipanti sono stati selezionati dai Comitati degli Italiani all’Estero (Com.It.Es.) e dalle Consulte regionali per l’emigrazione aderenti all’iniziativa, con l’intento di mobilitare tutte le comunità d’italiani all’estero e rafforzare le reti istituzionali di rappresentanza di base. L’intento dell’incontro è infatti rendere tutti i giovani protagonisti del futuro del nostro paese e farli diventare attivatori, nei loro territori di provenienza, di coinvolgimento giovanile e informazione a tutta la comunità.
Durante i lavori di mercoledì 17 aprile, realizzati nello storico Real Teatro Santa Cecilia, sono emerse le speranze ed i progetti di ognuno di loro. Un giorno di tecniche partecipative, quello odierno, per esplorare, con l’aiuto dei facilitatori Gerardo de Luzenberger e Fabia Francesconi, i desideri e i bisogni dei ragazzi.
Tra le varie testimonianze da parte dei giovani provenienti da ogni parte del mondo, come l’Argentina, il Paraguay, l’Australia, la Germania, la Svizzera, il Canada, il Guatemala, gli States, l’Israele, il Brasile, il Perù, il Cile e l’Inghilterra, c’è Viviana Zaffiro che lavora nel sociale per aiutare i propri connazionali, lei emigrata di nuova generazione, 33 anni, siciliana di Grotte, adesso vive a Bruxelles, città che ha conosciuto durante uno stage. “Lavoro in un patronato Inca Cgil – racconta Viviana – e la mia occupazione mi aiuta ad avere rapporti proprio con i migranti italiani. Il mio ruolo è quello di supportarli nel procurarsi i documenti, o compilare le varie dichiarazioni necessarie per vivere in Belgio. Anche mio nonno lavorava in questo paese, in una miniera di carbone ed è riuscito, fortunatamente a scampare alla tragedia di Marcinelle”.
Ed ancora David Anzolin che vive a Londra ed è di origini friuliane. Giovane di 28 anni che ogni giorno organizza la logistica per l’aviazione privata sul mercato europeo. “Vivere da italiani all’estero, dice David, è una vera sfida, ognuno di noi qui a Palermo racconta il proprio vissuto, ma abbiamo anche molti punti in comune tra cui la nostra esperienza di vita da italiani all’estero”.
Anche per Herbert Fernando dal Guatemala, 30 anni, architetto, di origini lombarde di quarta generazione “avere contatti con la propria terra di origine è fondamentale per dare il nostro contributo fattivo anche con la creazione di una rete di amicizia nel mondo. Per questo sono alla ricerca delle mie radici, per avere una conoscenza e coscienza dei miei avi ed adesso dei miei nuovi amici, conosciuti durante il Seminario” .
Ed ecco ancora Linda Mattioli che vive a San Paolo in Brasile, 31 anni imprenditrice, racconta commossa “ho vissuto tanto con i miei nonni di origini umbre. Per noi far parte di una famiglia è molto importante perchè attorno c’è calore, anche attraverso il cibo che diventa tradizione. Spero che l’esperienza del Seminario possa portare a dei contributi seri e continuativi per noi tutti, e credo proprio che ci siano tutti i presupposti affinchè ciò avvenga”.
Dall’America meridionale, interviene Antonella Levy Sforza. Lei vive in Paraguay, 28 anni, ricercatrice di terza generazione. “Mi sono rimaste tante cose dai miei nonni, afferma con grande commozione, la lingua, la sensibilità ma anche il mangiare ed il saper cucinare. In questi giorni a Palermo sto constatando quanto sia importante l’amore e l’unione verso tutti coloro che vivono all’estero”.
Dall’Argentina è giunto un giovane ragazzo, German Cernigliaro, 33 anni, studente nella facoltà di architettura, arrivato per la prima volta in Sicilia, sua terra di origine, suo nonno è andato via da Ragusa durante le due guerre “Sono curioso di vedere la terra dei miei avi e scoprirne ogni cosa, dai luoghi al cibo. In Argentina lavoro anche come impiegato per un’associazione di italoargentini”.
Queste e tante altre ancora sono le testimonianze di giovani da cui traspare in modo forte il legame con un terra a volte ancora sconosciuta, a volte invece ancora troppo fresca nella memoria perchè di prima mobilità. Di certo in tutti loro la speranza di creare una fondatezza di rapporti e sviluppare documenti identitari di condivisione positiva e propositiva.
Maggiori informazioni sul sito www.seminariodipalermo.it.