Presentazione al pubblico giovedì 14 novembre 2019, alle ore 18, nell’Oratorio di Sant’Elena e Costantino (piazza della Vittoria a Palermo) per il volume “I Giornali di Palermo nell’Ottocento – L’informazione giornalistica e la pubblicità nella stampa dell’epoca” , edito da Ex Libris, IVol.(2018).
A discuterne e a dialogare con gli autori Gesualdo Adelfio e Carlo Guidotti, collezionista il primo ed editore e giornalista il secondo, saranno il presidente della Fondazione Federico II, Gianfranco Miccichè, il direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso, Rita Cedrini, docente di antropologia culturale all’Università di Palermo e la giornalista Teresa Di Fresco.
La Fondazione Federico II con questo appuntamento prosegue la sua azione nella direzione dell’approfondimento di temi di grande attualità, offrendo alla città un luogo di confronto e scambio di idee. A curare la prefazione del libro è la giornalista Teresa Di Fresco, già vice presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia; l’introduzione è a firma di Giulio Perricone, presidente dell’Unione Filatelica siciliana e consigliere della Federazione Nazionale fra le Società Filateliche Italiane.
“In America il calo nelle vendite dei giornali ha aperto un forte dibattito. Tanto che sono corsi ai ripari. In Italia questo non è ancora avvenuto. Il lavoro di Carlo Guidotti e Gesualdo Adelfio – sottolinea Gianfranco Micciché – è un racconto fedele della storia politica e culturale di Palermo nell’Ottocento. Ma il grande merito del libro è quello di aver richiamato l’attenzione sull’importanza nel nostro paese dell’informazione. Auspicando che il giornalismo torni ad essere sano e democratico”.
Il volume, primo di un cofanetto di tre, si presenta come una rassegna lineare e ideologicamente indipendente degli avvenimenti, della politica, del costume e del pensiero compresi tra il 1800 e il 1860. Un vademecum che può aiutare a conoscere una realtà sociale ed editoriale che, attingendo a fonti inconfutabili e ineguagliabili, ci conduce attraverso il secolo XIX nel quale l’informazione cartacea si presenta e ci racconta, ancora oggi, una società, quella palermitana, senza filtri e senza sovrastrutture, offrendoci l’opportunità di compiere un viaggio a ritroso nel tempo di quella che ancora non era la Palermo felicissima, ma che di lì a poco lo sarebbe diventata.
“Leonardo Sciascia nel suo primo editoriale sul Corriere della Sera nel benedire l’iniziativa di un gruppo di giovani della sua Racalmuto con Malgrado tutto fa una considerazione preliminare: in Italia ci vuole un Giornale. E ricorda come, insieme a queste iniziative, siano nate iniziative locali. Il volume di Carlo Guidotti – dice Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II – ci ricorda, tra le tante, della nascita del Giornale di Sicilia nel 1860. Un’esperienza editoriale durata più di un secolo grazie alla quale è giunto a noi il racconto di un’epoca. Ecco, il lavoro di Bufalino e Guidotti rappresenta la memoria dei fasti e delle cadute di questa città. Ma, allo stesso tempo, ci obbliga a riflettere sulla fragilità e sulla precarietà della carta stampata di oggi. Sul valore dell’informazione che, ad ogni costo, deve essere difesa, garantita e protetta”.
La casa editoriale Ex Libris ha portato a compimento un vasto progetto che ha incluso, lo scorso aprile, una mostra sulla preziosa collezione di Gesualdo Adelfio dei giornali palermitani dell’800 presso la Biblioteca Nazionale di Palermo.
Operazione volta a meglio interpretare la storia e il costume dell’Ottocento attraverso l’analisi e la lettura dei principali giornali pubblicati in quel periodo, focalizzando l’attenzione alle produzioni realizzate e pubblicate a Palermo.
“Il volume si pone come una piccola emeroteca – spiega Rita Cedrini – da cui traspare una quotidianità di eventi che si intersecano con le cadenze della storia, società e costumi di un tempo ritmati da aspirazioni di cambiamento. Ancora nel volume è possibile leggere non solo gli eventi ma nei loghi delle testate i moduli stilistici di un periodo di transizione dove la classicità si apre alle nuove sollecitazioni premonitrici di tratti più agili e innovativi”.