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Mercato del lavoro sempre più digital

L’economia nazionale è in fase di ripresa, e il mercato del lavoro conferma questa situazione dando segnali positivi e stabili. Le imprese italiane, da parte loro, sono tornate ad assumere, dando il via ad un numero sempre maggiore di processi di ricerca e di selezione del personale.

Restano però alcuni problemi patologici del mercato del lavoro italiano: «il nostro Paese soffre di un marcato disequilibrio tra le esigenze reali delle imprese e le effettive scelte formative dei giovani e questo mismatch è dimostrato dal fatto che sono molte le aziende italiane che hanno difficoltà nell’individuare i profili richiesti» spiega Carola Adami, fondatrice e CEO di Adami & Associati, agenzia di recruiting attiva nella ricerca e nella selezione di personale qualificato.

A conferma del mismatch arrivano anche i dati Istat relativi al terzo trimestre dell’anno, riportando l’aumento del tasso di posti vacanti nelle aziende dell’industria e dei servizi con almeno 10 dipendenti: se la percentuale nei mesi precedenti era pari allo 0,9%, in questa ultima rilevazione si è attestata all’1%, il che corrisponde al valore massimo a partire dal 2010. «Alla luce di queste cifre diventa dunque essenziale» ha spiegato Carola Adami «essere in grado di prevedere quali saranno le figure professionali che le aziende italiane ricercheranno maggiormente nei prossimi anni».

Assumono dunque grande importanza le indagini come quella realizzata recentemente da Capgemini in collaborazione con Linkedin, nella quale tra le altre cose vengono evidenziate quelle che saranno le professioni digital più ricercate nel prossimo triennio. ‘The Digital Talent Gap – Are Companies Doing Enough?’: questo il titolo del report in questione, nel quale sono state analizzate e confrontate le competenze in ambito digital richieste dalle aziende e la loro effettiva disponibilità in settori e Paesi diversi.

Carola Adami
Carola Adami

I dati che emergono da questo studio dimostrano l’urgenza di colmare il gap relativo alle competenze digitali: se infatti quasi il 50% dei lavoratori coinvolti nell’indagine sta investendo nell’acquisizione di nuove competenze digitali, il 54% delle aziende intervistate è convinto che la carenza di talenti digitali stia danneggiando il proprio business. «Nel mondo delle HR, già da qualche anno, le parole chiave sono virtual communication, digital awareness e self-empowerment» spiega Adami «e su questi aspetti le imprese stanno investendo sempre di più». Ma al di là delle singole competenze, quali saranno i ruoli digital più ricercati nei prossimi tre anni? Stando allo studio Capgemini, le imprese avranno un bisogno crescente di Data Scientist, Chief Analytics Officer, Data Engineer, Data Architect, Digital Project Manager, Information Security, Chief Digital Information Officer, Chief Customer Officer, Chief Internet of Things Officer e Personal Web Manager.

Al momento, le aziende italiane – e non sono loro, come si rileva dal report – incontrano crescenti difficoltà nell’individuare queste professionalità. I lavoratori, d’altro canto, si rendono conto sempre di più di vantare competenze che stanno per essere superate: il 29% dei dipendenti è convinto che le proprie skills siano già vicine all’essere obsolete, mentre il 30% circa pensa che saranno superate entro i prossimi 5 anni.

Un altro dato interessante che emerge dal report è quello che vede il 51% dei dipendenti convinto che nella propria azienda ci sia una forte mancanza di hard skills digitali, laddove il 59% degli intervistati non esita ad evidenziare anche una marcata carenza di soft skills.

«Appare sempre più chiaro» ha commentato Carola Adami «che la mancanza di digital soft skills, – ovvero di solide competenze trasversali digitali – non può che frenare la crescita di un’azienda. Senza di esse, infatti, i dipendenti non possono essere in grado di sfruttare in modo efficace i più innovativi strumenti digitali, mettendo così a repentaglio qualsiasi passo verso l’innovazione aziendale. E questo vale per qualsiasi settore, in quanto il digitale è sempre più pervasivo, dalla logistica al marketing, fino alle vendite e all’HR».

 

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