di Giuseppe Di Miceli* e Dario Matranga**
Il 31 gennaio 2015 Sergio Mattarella è stato eletto dodicesimo Presidente della Repubblica. Due giorni dopo, il neo-eletto presidente, costituzionalista e componente della Corte Costituzionale, pronunciava a Montecitorio il suo messaggio nel giorno del giuramento.
Un traguardo, quello di Mattarella, raggiunto con un curriculum che lo vedeva protagonista di primo piano nelle istituzioni repubblicane come parlamentare e ministro della Repubblica (Rapporti con il Parlamento, Pubblica Istruzione, Difesa) ma anche come vice-presidente del Consiglio dei ministri. La sua storia di professore universitario si era invece svolta a Palermo, come docente di diritto parlamentare presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi fino al 1983, quando era stato collocato in aspettativa perché entrato a far parte della Camera dei Deputati, dove è stato confermato per ben sette legislature fino all’anno 2008.
Il presidente Mattarella, nel suo primo discorso presidenziale, iniziava da un ringraziamento “particolarmente intenso” al presidente Napolitano che, in un momento difficile aveva accettato l’onere di un secondo mandato.
Oggi, momento sicuramente più difficile di sette anni fa, in molti si augurano che possa esserci ancora una volta un un bis del presidente uscente. Ce lo auguriamo anche all’ERSU di Palermo, dove per alcuni anni il professore universitario Sergio Mattarella era stato Presidente, verso la fine degli anni settanta del secolo scorso, quando l’Ente si chiamava ancora Opera Universitaria dell’Università degli Studi di Palermo.
Conoscendo la sua storia e sensibilità verso il tema del diritto allo studio non ci sorprese, sette anni fa, che il neo-presidente – sin dall’inizio – parlasse delle difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi, del lavoro che manca per tanti giovani (specialmente nel Mezzogiorno), della perdita di occupazione, emarginazione, delle difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali.
Da alcuni anni a causa della grave crisi finanziaria globale, lo Stato italiano era stato costretto a portare avanti una politica di spending review che – solo per fare un esempio – aveva portato rapidamente al quasi dimezzamento dell’impegno finanziario nei confronti degli ERSU siciliani. Quello, allora, era certamente un momento storico in cui era importante e necessario ricordare che “garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro” e, poi, che diritto allo studio “significa libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva”.
“Il diritto allo studio è espressione di libertà e di eguaglianza” pronunciò, successivamente il presidente Mattarella, intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Foggia, nell’ottobre dello stesso anno della sua elezione. Rivendicando l’esigenza di un rilancio delle università, di garantire ai giovani una prospettiva di vita, di realizzazione personale, di uguaglianza, di libertà. Al contempo chiedendo ai giovani di impegnarsi: di non tirarsi indietro, di accettare il rischio, di mettersi in gioco. “La giovane generazione che cresce – sottolineava il presidente della Repubblica – consente al nostro Paese di sperare in una crescita costante, nell’innovazione, nel senso di responsabilità, nel senso di eguaglianza, nel senso di libertà pratica e realmente vissuta”.
Orbene, il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato, dall’Ersu, percepito in questi anni, oltre che come il massimo rappresentante delle istituzioni repubblicane, anche come un amico di tutti gli studenti universitari che con la sua guida morale e istituzionale ha riportato il Paese verso la normalità anche in tema di diritto allo studio.
*Presidente Ersu Palermo
** Capo Ufficio Stampa Ersu Palermo