“La legge-voto di iniziativa parlamentare, per abolire il numero chiuso nelle #Università, approvata dall’Assemblea regionale siciliana, difficilmente potrà trovare applicazione nella estensiva formulazione prevista dal testo; tuttavia, contribuisce ad alimentare il dibattito nazionale su più eque modalità di accesso all’università e potrà favorire la ricerca di nuovi e adeguati modelli di reclutamento accademico, anche sull’esempio di altri Paesi europei.” Questo il testo di un post pubblicato sul suo profilo dall’assessore regionale dell’Istruzione e della formazione professionale, Roberto Lagalla, per commentare l’approvazione, ieri all’ARS, del provvedimento legislativo.
In sostanza il parlamento regionale siciliano propone di abolire il numero chiuso delle professioni medico-sanitarie nelle Università, modificando le norme nazionali. La parola, adesso, passa a Roma cui l’Ars – con l’iniziativa di ieri – invia lo schema di legge-voto per cancellare i test di ammissione.
Soddisfatto il capogruppo dei Popolari-Autonomisti, Totò Lentini, per il risultato della sua iniziativa, sottolineando come “la crisi legata alla pandemia in corso ha mostrato gli effetti negativi di oltre 20 anni di restrizioni all’accesso ai corsi di laurea dell’area sanitaria, con una carenza rispetto al turn-over dei pensionamenti che, nel caso dei medici, raggiunge ormai decine di migliaia di unità all’anno. Una carenza ancora più grave – ha dichiarato il deputato Totò Lentini – che ha ridotto ancor di più lo spazio per le borse di specializzazione dei medici”.
Alessandro Aricò, capogruppo di Diventerà Bellissima e sottoscrittore del disegno di legge, ha invece evidenziato come “l’abolizione del numero chiuso garantirebbe ai nostri giovani più opportunità di inserimento nel mondo delle professioni e, relativamente al settore della sanità, sarebbe certamente fondamentale per contrastare la carenza di medici e altri professionisti della Salute. Il nostro auspicio, pertanto, è che il Parlamento nazionale accolga questa forte sollecitazione che giunge dalla Sicilia.”
Favorevoli all’abrogazione anche i deputati del Movimento Cinque Stelle, che sottolineano che “tutti gli studenti devono avere la possibilità di accedere ai percorsi universitari, la selezione va fatta sul campo, non a monte, sbarrando possibilmente le porte a studenti che provengono da ceti meno abbienti. Si tratta – dichiarano i deputati 5 Stelle della commissione Cultura, Roberta Schillaci, Giovanni Di Caro, Stefania Campo e Ketty Damante – di una norma di equità sociale che consentirà a chiunque voglia intraprendere una carriera universitaria di farlo, evitando il muro spesso invalicabile dei test selettivi, per la cui preparazione spesso occorrono esborsi indifferenti e non alla portata di tutte le tasche”.
Una proposta che, comunque, non risolverebbe l’imbuto formativo: “Il problema – ha detto il parlamentare PD Antonello Cracolici – non è soltanto arrivare alla laurea, ma anche nelle scuole di specializzazione. C’è un gap che si crea fra la capacità del sistema di accogliere i ragazzi che entrano e le specializzazioni. Dobbiamo rompere il muro dell’ipocrisia, perché da un lato si amplia l’offerta universitaria e dall’altro si creano imbuti sia per l’ingresso alle facoltà che per le specializzazioni. I nostri ragazzi devono poter accedere all’Università con il sistema della libera scelta.”
Contrario all’iniziativa parlamentare si è, invece, dichiarato il deputato regionale Carmelo Pullara, componente della Commissione Cultura: “Abolire il numero chiuso – ha spiegato il deputato regionale – per le facoltà medico-sanitarie determinerebbe solamente un imbuto occupazionale, come già avviene per le lauree dell’area giuridico–economica, con ulteriori risultati negativi, sul piano delle conoscenze e delle competenze, tenuto conto delle già oggettive difficoltà di didattica universitaria. Se si vuole sopperire all’esigenza del numero di medici – afferma Carmelo Pullara – la soluzione va ricercata nel fare una seria programmazione iniziando, in primo luogo, nel valutare un aumento congruo del numero di posti per gli studenti alle facoltà medico-sanitarie, in ogni caso proporzionato alla necessità attuale. Parimenti, è necessario prevedere un aumento di fondi destinati a sovvenzionare un maggior numero di borse di specializzazione sia a livello regionale che nazionale, così da favorire anche la formazione post laurea sia degli specializzandi che dei posti di medicina generale.”