Il sopraggiungere del 23 maggio, ogni anno, riapre una cicatrice mai rimarginata. Ma la strage di Capaci segnò un punto di non ritorno per la società civile siciliana: l’inizio della cicatrizzazione di quella tragedia ha contribuito a creare finalmente gli anticorpi in tutto il popolo siciliano contro la mafia. L’indifferenza fu sostituita dalla consapevolezza che era finito il tempo delle convivenze e delle connivenze, dalla necessità di tirare fuori il coraggio e la dignità per riaffermare lo “stato di diritto”.
Lo Stato forse non reagì subito come dovuto, il livello di attenzione non era salito al punto necessario per fronteggiare una mafia che ormai era diventata anche terrorismo e forse qualcos’altro. Ma da quel giorno cambiò tutto. Anche per la politica e i governi del paese iniziò un processo inarrestabile che sembra avere eliminato nel tempo ogni zona grigia. Il tutto dietro la spinta emotiva della gente che chiedeva finalmente a gran voce un radicale cambiamento.
Le leggi dello Stato sono diventate sempre più aspre e il fenomeno del pentitismo è la prova che restare associati a Cosa Nostra non è più un buon affare come lo era stato un tempo sin troppo lungo.
Oggi si commemorano uomini e donne che hanno donato la loro vita per noi, per la nostra convivenza civile, per il nostro benessere, per la difesa della Carta Costituzionale.
Alla politica e ai governi chiediamo di fare di più per rilanciare la Sicilia che, a causa di leggi che imbrigliano il diritto a fare impresa, non favoriscono le condizioni di rilancio dello sviluppo economico dell’Isola. La ricetta potrebbe essere di abbandonare l’attuale modello “autorizzativo” dato alla pubblica amministrazione, facendo svolgere agli uffici pubblici solo rigorosi controlli. Insomma, dando ai cittadini la possibilità di potere esprimere il diritto a fare impresa – nel rispetto delle leggi – ma senza ostacoli burocratici che finiscono per scoraggiare chi ci vuole provare.
Ma chiediamo anche un maggiore sforzo sul tema del diritto allo studio e della ricerca scientifica: uno sforzo organizzativo e di risorse finanziarie maggiori – sia a livello nazionale che regionale – che possano consentire ai giovani meritevoli di potere studiare, anche se appartenenti a nuclei familiari meno abbienti, nel pieno rispetto dell’articolo 34 della Costituzione. Uno sforzo che possa trasformare l’Italia da paese in declino della vecchia Europa in una nazione europea moderna e vivace in cui i giovani possano essere protagonisti, attratti e non “espulsi” verso altri paesi dopo avere terminato il corso di studi universitari.
Con lo studio, con la cultura e lo sviluppo economico la Sicilia potrà cambiare definitivamente e la mafia potrà essere “diserbata” definitivamente non potendo più attecchire in un terreno arido per il malaffare.